Riccardo Boni, sepolto dalla sabbia. Il padre lo ha perso di vista a lungo, il pm: «Mancava da troppe ore»

Il padre, sdraiato sotto l’ombrellone, aveva perso di vista il figlio da diversi minuti e pensava si fosse semplicemente allontanato. Poi, chiedendo ai fratellini dove fosse Riccardo, ha ricevuto una risposta allarmante: «Era lì», nella buca

martedì 15 luglio 2025
Riccardo Boni, sepolto dalla sabbia: al vaglio i tempi di intervento. «Mancava da troppe ore»

VITERBO - «Riccardo mancava da troppe ore». È sui tempi che ora si sta concentrando l’inchiesta della Procura di Civitavecchia sulla morte di Riccardo Boni, il ragazzo di 17 anni rimasto sepolto sotto la sabbia mentre realizzava una buca sulla spiaggia libera di Montalto di Castro, giovedì scorso.

Il procuratore capo Alberto Liguori lo ha definito «una atroce tragedia», ma ha anche ribadito la necessità di «accertare con rigore ogni dettaglio». Ieri mattina è stata eseguita l’autopsia e i risultati definitivi arriveranno tra 60 giorni.

«La svolta ci sarà al deposito della perizia», ribadisce Liguori. Ma per disporre l’esame autoptico è stato necessario iscrivere il padre del ragazzo nel registro degli indagati con l’ipotesi di «omicidio colposo». «Un atto dovuto», ha chiarito Liguori - precisando che si tratta di una misura tecnica: «Quando a perdere la vita è un minorenne, e mancano elementi immediati che chiariscano le cause del decesso, siamo obbligati a verificare eventuali responsabilità in capo a chi era tenuto alla sua vigilanza».

I FATTI

L’inchiesta della Procura di Civitavecchia concentra ora l’attenzione proprio sulla ricostruzione puntuale della dinamica della vicenda e sulle tempistiche. Il procuratore Liguori ha dichiarato di voler accertare con rigore «come Riccardo sia rimasto sepolto». Gli ulteriori accertamenti chiariranno se possa esserci stato comunque un malore prima del crollo o se sia stato soltanto un tragico incidente. Liguori ha anche precisato che ogni dettaglio «potrebbe offrire risposte fondamentali».

Al momento, gli accertamenti non si limitano all’autopsia: la polizia giudiziaria sta raccogliendo testimonianze dai presenti, verificando i tempi precisi – tra il momento in cui Riccardo ha iniziato a scavare e quello in cui è partita la ricerca – e valutando le condizioni ambientali: ha scavato per troppe ore, forse il caldo o qualche patologia pregressa e Riccardo si è accasciato. Il padre, sdraiato sotto l’ombrellone, aveva perso di vista il figlio da diversi minuti e pensava si fosse semplicemente allontanato. Poi, chiedendo ai fratellini dove fosse Riccardo, ha ricevuto una risposta allarmante: «Era lì», nella buca. Ma la buca, a quel punto, non c’era più. Era collassata. Da lì è partita la corsa contro il tempo per scavare e cercare il ragazzo. Le operazioni sono durate circa 40 minuti. Quando finalmente è stato ritrovato, Riccardo era già morto. 

LA TESTIMONIANZA

Il padre ha raccontato che stavano scavando per gioco. «Riccardo era alto un metro e 75, la buca era profonda un metro e mezzo, la testa gli spuntava fuori», ha detto agli inquirenti. L’intenzione del ragazzo pare fosse quella di costruire un piccolo tunnel sotto la sabbia, forse per riemergere dall’altro lato. Quel che è certo è che la morte di Riccardo ha aperto interrogativi su un gesto che molti adolescenti compiono in spiaggia per gioco. Ma stavolta, quel gioco si è trasformato in tragedia.

Ultimo aggiornamento: 23:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA