Fino a tre anni di reclusione per chi istighi i minori a commettere delitti inneggiando alla cultura mafiosa «con qualsiasi mezzo e con qualsiasi forma di espressione». Musica e arte incluse. È questo l’obiettivo di una delle tre proposte presentate ieri dalla Lega in Senato, alla presenza del leader Matteo Salvini e di Daniela Di Maggio, madre di Giogiò, Giovanbattista Cutolo, il giovane musicista ucciso a Napoli nel 2023. Una proposta che i leghisti hanno ribattezzato con il nome del ragazzo, perché pensata, ha spiegato il leader del Carroccio, «per evitare che in futuro ci siano altri Gigiò».
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LA NORMA
Il disegno di legge, nel dettaglio, prevede l’introduzione, all’interno del Codice penale, di un nuovo articolo, il 416-bis.2, attraverso il quale verrà punito il reato di «propaganda e istigazione a delinquere con metodo mafioso in danno di minori». Una norma che, a sentir parlare il primo firmatario della proposta, il leghista Cantalamessa, ricadrà anche su chi fa canzoni «che inneggiano, “vieni con noi” che parlano del detenuto, canzoni neomelodiche che consigliano di comprare le armi per essere sicuri anche in modo illegale». Al bando, se la legge passasse, canzoni che glorificano la vita dei boss, che parlano di “onore” e “rispetto” in chiave mafiosa, o peggio usano termini che normalizzano la criminalità. Non è difficile, d’altronde, navigando sul web, imbattersi in canzoni come “il mio amico camorrista”, o altre che parlano di amori ostacolati dalla giustizia, come “Nun è peccato” di Daniele De Martino.
Nel mirino potrebbero finire anche fiction come Gomorra, tratta dal libro di Roberto Saviano: «La fiction Gomorra - ha detto Cantalamessa non ha modelli positivi, mentre quando eravamo piccoli c'era il buono e il cattivo e quindi il bambino sceglieva. In queste fiction non c'è il modello positivo, sono tutti i cattivi». A richiederlo anche i dati: «Nel 2024 ci sono stati oltre 44mila reati commessi da minorenni, di cui 2.500 da minori di 14 anni», ricorda. «Abbiamo vissuto - ha aggiunto Cantalamessa - decenni senza regole e valori, pensare che in uno dei videogiochi più famosi al mondo i nostri figli vincono se ammazzano poliziotti e persone (il riferimento è a Grand Theft Auto, ndr)». Guai, però, a parlare di censura del libero pensiero: «Il problema - chiarisce Salvini - è che se uno fa il video col mitra non è libertà di pensiero, se fai il video col mitra sei un demente». Per questo, secondo quanto specifica la bozza del ddl, non potranno essere «invocate, a propria scusa, ragioni o finalità di carattere artistico, letterario, storico o di costume».
STRETTA ANTI-EMULAZIONE
Il secondo ddl presentato, al pari del primo - e sempre a firma di Cantalamessa - punta a combattere l’emulazione, operando su un fronte diverso: l’oscuramento degli account di indagati e condannati per reati ostativi, come criminalità organizzata, terrorismo, sequestro di persona, traffico di droga.
IL GARANTE PER LE VITTIME
La terza proposta, anticipata durante la conferenza stampa nella Sala Nassirya di Palazzo Madama, approderà, invece, a Montecitorio, a prima firma del leghista Jacopo Morrone. Focus, in questo caso, spostato sulle vittime di reati, con l’istituzione di un’Autorità volta a garantirne la tutela, al pari di quella che già esiste per i detenuti. Che, per Salvini «va benissimo», nonostante per essere detenuti «qualcosina abbiano sbagliato», ma a cui va affiancato un «garante delle vittime che non hanno scelto di essere vittime per supporto economico, giuridico, psicologico».